Quello che ci lascia il coronavirus

Abbiamo attraversato e stiamo vivendo un periodo di forti emozioni ed altamente stressante. Da una parte l’angoscia di combattere un nemico invisibile al quale ancora oggi non è stato trovato un rimedio, dall’altra la solitudine e il profondo cambiamento delle nostre abitudini dovuto al distanziamento sociale.
Ci siamo dovuti repentinamente adattare a nuove abitudini che adesso potremmo avere difficoltà ad abbandonare. La distanza è divenuta normalità ed un minor contatto sociale diventa sinonimo di prevenzione e salute. In questo contesto si assottiglia il limite tra cosiddetta normalità e disadattamento sopratutto per quel che riguarda vissuti ipocondriaci e pratiche ritualizzate ed ossessive di igiene e pulizia. Aumenta il rischio di poter confondere ciò che ci protegge e ci tutela da ciò che ci intrappola in rigide pratiche mentali e comportamentali. Il limite tra prevenzione e disfunzione si fa labile e potremmo trovarci incastrati in dinamiche che alimentano paura e ansia.
E’ importante in questo momento l’applicazione di terapie e protocolli di cura mirati a questo genere di disturbi. Manovre strategiche che
agiscano sulla pretesa di totale controllo di malattie e di igiene che di fatto conducono ad una perdita di controllo con correlati vissuti di stress e panico.